Trovare una nuova stabilità da cui ripartire per essere, ancora una volta, una forza fondamentale del tessuto sociale e dell’innovazione. E’ la sfida per il volontariato emiliano-romagnolo descritto nella terza rilevazione per le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale promossa da CSVnet Emilia Romagna Confederazione regionale dei Centri di Servizio per il Volontariato dell’Emilia-Romagna e il Forum Terzo Settore Emilia Romagna. I dati, raccolti nell’autunno scorso, sono stati raccolti nella ricerca “Terzo Settore: consolidarsi per tornare a innovare”, curata dal dipartimento di Economia “Marco Biagi” dell’università di Modena e Reggio Emilia grazie al lavoro di Eleonora Costantini e Maria Cristina D’Aguanno con la supervisione scientifica di Tommaso Fabbri.
Al questionario hanno risposto 1.355 enti del terzo settore, una fetta ampia e significativa dello scenario regionale. I risultati sono stati illustrati in una conferenza stampa tenutasi il 26 gennaio scorso a Bologna, a cui hanno preso parte Laura Bocciarelli, presidente di CSVnet Emilia Romagna, la ricercatrice Eleonora Costantini, Massimo Giusti, segretario della Fondazione ONC Organismo nazionale di controllo, Chiara Tommasini, presidente di CSVnet Associazione nazionale dei Centri di servizio per il volontariato, Vanessa Pallucchi, Portavoce del Forum Nazionale Terzo Settore, Erika Capasso di Anci Emilia-Romagna, Federico Amico, presidente della Commissione per la Parità e i Diritti delle Persone dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna e Alberto Alberani, Portavoce del Forum Terzo Settore Emilia Romagna.
I RISULTATI
Il volontariato emiliano-romagnolo che emerge è un volontariato diffuso, radicato attorno a realtà medio-piccole capaci di operare con efficacia nei propri territori. Circa il 70% delle associazioni che hanno risposto opera in 5 ambiti di intervento, in cui spiccano le attività culturali, sociali e socio-sanitarie.
Quasi la metà degli enti, il 45%, ha un budget annuale che arriva fino a 10 mila euro e il 30% un budget annuale tra i 10 mila e 50 mila euro. il 75% delle associazioni, quindi, lavora con un massimo di 50mila euro.
Dopo anni difficili, reperire le risorse non è sempre facile. Poco meno di un terzo (il 28%) dichiara che il proprio budget è diminuito rispetto al 2022 mentre un 23% delle associazioni hanno dovuto utilizzare avanzi per la copertura dei costi. Un 13%, infine, ritiene insufficienti le risorse a disposizione.
E le attività? Quanto sono cambiate con la pandemia? Rispetto alle attività erogate, circa la metà dichiara di non aver introdotto mutamenti nel corso degli ultimi due anni, l’altra metà ha variato il proprio approccio in funzione dell’emergere di nuovi bisogni sociali (21%) o implementando nuove modalità di erogazione (14%).
Per quanto riguarda i volontari, rispetto al 2022 aumentano le organizzazioni che contano su meno di 5 persone volontarie attive, un dato che può essere anche legato alla natura delle organizzazioni che hanno risposto. Sempre rispetto al 2022, aumenta del 5% il numero delle organizzazioni per cui il numero di persone attive resta stabile, in una sorta di stabilizzazione post-pandemica.
Le associazioni si muovono sul territorio, e la ricerca ha analizzato le collaborazioni con Comuni, Regione, Aziende e servizi sanitari, Agenzie educative, Imprese e mondo for profit e altri enti del terzo settore. Ed ha approfondito con i fornitori di servizi, ovvero i Centri di servizio per il volontariato (Csv) attivi in regione. Tra gli aspetti più richieste e apprezzati la consulenza, amministrativa e non solo, la formazione per essere pronti a fronteggiare nuovi bisogni sociali, il lavoro di comunicazione e di animazione territoriale per sostenere le co-progettazioni e la promozione del volontariato, soprattutto verso le generazioni più giovani. Fonte: CSVNET Emilia Romagna