Di Lara Esposito, Cantiereterzosettore.it – La risposta del Governo alle problematiche innestate dal passaggio dal regime da esclusione a esenzione previsto a giugno 2024 per gli enti del Terzo settore potrebbe essere quella della semplificazione, ma non sembra essere in conto una marcia indietro. È quello che è emerso dall’intervento del vice ministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo in occasione della presentazione del 3° Rapporto sullo stato e sull’evoluzione del diritto del Terzo settore in Italia lo scorso 18 ottobre a Roma “Dalla regolazione alla promozione. Una riforma da completare” a cura di Terzjus.
“A seguito dell’orientamento eurounitario si sono dovute cambiare le regole del gioco e sarà necessario attivare la partita iva, con i relativi adempimenti da assolvere. Stiamo lavorando a meccanismi di semplificazione simili a quelli già previsti per le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale. Eviteremmo così un effetto trauma per il Terzo settore”.
Il vice ministro ha anche rivendicato una particolare attenzione al Terzo settore a partire dalle modifiche previste dalla legge delega per la riforma fiscale. Tra le principali citate da Leo, c’è il riconoscimento nei principi guida in materia tributaria di uno spazio al Terzo settore, in una logica di razionalizzazione e semplificazione (art. 2). A questo si aggiunge una importante ridefinizione degli aspetti tecnici della norma che riguardano le imposte sui redditi, l’Iva e l’Irap.
Come ricordato da Leo, per quanto riguarda l’imposta sui redditi, per evitare effetti distorsivi, la citata legge delega all’art. 6 prevede, fra altro, la definizione di un regime speciale in caso di passaggio dei beni dall’attività commerciale a quella non commerciale e viceversa. Questo accade per effetto del mutamento della qualificazione fiscale di tali attività in conformità alle disposizioni adottate in attuazione della delega conferita dalla legge 6 giugno 2016, n. 106.
Per quanto riguarda l’Iva, Leo ha ricordato che nella legge delega sono stati introdotti interventi di semplificazione e razionalizzazione (art. 7). L’ultimo tassello riguarda l’Irap che oggi non esenta il costo del lavoro, con un conseguente effetto negativo per gli enti.
Altro tema caldo è quello degli incentivi ai lavoratori nel Terzo settore. “Nella legge di bilancio – ha spiegato Leo – abbiamo previsto meccanismi di incentivi all’occupazione di ‘chi più assume meno paga’, che coinvolgono anche le cooperative”. Questo significa che se nel 2024 si fanno più assunzioni a tempo indeterminato rispetto al 2023, accederà a dei benefici, più alti in caso di alcune categorie come donne con figli, persone che escono dal reddito di cittadinanza e giovani al di sotto dei 30 anni.
Un anno intenso per quanto riguarda il confronto con le parti sociali sull’attuazione della riforma, in cui si contano 7 convocazioni del Consiglio nazionale del Terzo settore e l’apertura di diversi tavoli come quelli su “Fiscalità, trasparenza e Terzo settore” e “Terzo settore e sport”. Come ribadito dalla vice ministra del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Maria Teresa Bellucci intervenuta durante il convegno a Roma. “Si sta lavorando anche alla costruzione di un tavolo di lavoro sull’amministrazione condivisa che deve essere una leva fondamentale per far sì che gli enti locali possano attuarla in modo efficace. Questi tavoli sono vere e proprie équipe di lavoro aperte anche alle categorie professionali interessate al mondo del Terzo settore, nati per trovare soluzioni in tempi difficili”.
Tra i segnali di attenzione di quest’anno citati dalla Bellucci, anche il varo del Codice dei contratti pubblici in cui è stato inserito il riconoscimento e il protagonismo dell’amministrazione condivisa e la ridefinizione delle regole dei finanziamenti previsti dall’articolo 72 del codice del Terzo settore, aperto ora a progetti di rilevanza nazionale.
Non poteva mancare un passaggio sull’autorizzazione della Commissione europea. “Stiamo lavorando alla costruzione di relazioni con l’Europa per un riconoscimento del nostro lavoro”, ha spiegato la vice ministra.
I numeri del rapporto di Terzjus
Durante l’appuntamento annuale di Terzjus, uno dei temi principali non poteva che essere lo stato di salute del registro unico nazionale del Terzo settore avviato a fine 2021.
Oltre a presentare il trend positivo registrato – più di 116.000 gli enti iscritti di cui quasi 22.000 sono “nuovi iscritti” e circa 5000 le “nuove” imprese sociali nate o qualificatesi tali dalla fine del 2017 ad oggi – il rapporto di Terzjus conforta il sentiment degli enti del Terzo settore (Ets) che si dicono consapevoli dell’opportunità dell’iscrizione al registro, mentre solo un quarto di loro lo percepisce come un mero adempimento burocratico (survey RIM 2023, realizzata dalla Fondazione Terzjus in collaborazione con Italia non profit, a cui hanno aderito 450 nuovi iscritti al Runts).
Grande attenzione, a 7 anni dalla pubblicazione della legge delega sulla riforma del Terzo settore, ai benefici previsti, caratteristica fondamentale dell’intero impianto normativo. In particolare, il rapporto ne esamina principalmente due: l’accesso al “Fondo per il sostegno delle attività e servizi di interesse generale”, disponibile dal 2018, e le detrazioni e deduzioni relative alle erogazioni liberali effettuate dai contribuenti verso gli Enti del Terzo settore.
Come si legge nel comunicato stampa ufficiale di Terzjus, nel primo caso è chiaro il valore ottenuto, considerando che le risorse sono state quasi interamente assegnate e rendicontate e lo scarto tra gli importi assegnati e quelli rendicontati è di poco superiore al 5%.
Il secondo caso, invece, riguarda per ora solo una ancora piccola quota di contribuenti, (circa il 2 – 2,4% negli anni 2019, 2020 e 2021), che si avvalgono delle detrazioni fiscali previste per le erogazioni liberali verso gli enti del Terzo settore. Nonostante questo limite, il trend, nel periodo considerato, è positivo: il numero totale dei contribuenti/donatori mostra un lieve incremento tra il 2019 e il 2021 (+5%), e l’importo medio della donazione cresce per più del 40%. “Questa crescita, nonostante l’anno difficile del Covid, è probabilmente conseguente alle nuove norme del codice del Terzo settore che premiano fiscalmente i contribuenti che effettuano donazioni verso gli enti del Terzo settore”.